Edith è un progetto cinematografico unico nel suo genere. La giovane ballerina ungherese aveva infatti solo 16 anni quando venne internata ad Auschwitz insieme a tutta la sua famiglia. La sua passione più grande: la danza. Sul nostro set la storia, ispirata a fatti realmente accaduti, è affidata ad un corpo di ballo di giovanissimi ballerine e ballerini provenienti dal prestigioso Liceo Coreutico “Tito Livio” di Milano.
Al loro fianco un team di professionisti con comprovata esperienza nel settore cine-televisivo: il tutto per dar forma ad un connubio di grande potenza espressiva in grado di donare a questo lungometraggio una profonda forza evocativa e la capacità di scuotere le coscienze.
Una Produzione Violet Moon. Scritto da Emanuele Turelli, regia di Marco Zuin con Marco Cortesi e Mara Moschini.
La produzione è firmata Violet Moon, realtà culturale senza scopo di lucro che si occupa dal 2010 di produrre e promuovere momenti artistici di riflessione e crescita nell’ambito di un solco ideologico denominato #manutenzionedellecoscienze. Il progetto vede la partecipazione di artisti di calibro quali gli attori e narratori Marco Cortesi e Mara Moschini, attori professionisti fra cui Romeo Tofani nel ruolo di Mengele, il regista Marco Zuin, il suo staff di Ginko Film, la costumista Stefania Baldassarre e una serie di figure a supporto dall’elevato livello qualitativo.
"All’alba il portellone si aprì e i deportati si trovarono di fronte decine di SS che urlavano comandi in tedesco, agitavano il bastone contro uomini, donne e bambini e sguinzagliavano i cani contro chi non eseguiva all’istante…"
La sceneggiatura è affidata alla penna di Emanuele Turelli, storyteller di fama nazionale e scrittore, specializzatosi nella ricerca storica e nella restituzione delle vicende più importanti del Secolo scorso con particolare attenzione alla memoria dei drammatici eventi relativi alla Shoa.
Marco Zuin è regista e autore. Si è dedicato alla produzione di cortometraggi e documentari sociali per Ong, Fondazioni e Onlus. “Daily Lydia” (2014), “La sedia di cartone” (2015), “Niente sta scritto” (2017), “Hoa” (2018), “Badilisha” (2020), “Passi verso l’Altrove” (2020), “Invisibles” (in produzione) sono stati selezionati in numerosi festival in Italia e nel mondo, ottenendo riconoscimenti e premi. Ha curato l’opera collettiva “Le storie che saremo” (2020) in cui sette autori interrogano questo fragile presente attraverso la forza dei filmati di famiglia. Ha realizzato con l’attore e poeta Vasco Mirandola gli “Zuggerimenti poetici” (2011-2017), microfilm per visualizzare la poesia, con lo scrittore Matteo Righetto la web serie “L’anno dei sette inverni” (2021) sul rapporto tra l’uomo e l’ambiente durante la pandemia. Alla base del suo approccio all’audiovisivo c’è l’idea di sociale inteso come attenzione al senso di comunità.
Le coreografie del film sono state affidate al Liceo Coreutico Tito Livio di Milano, frequentato da giovani ballerini e ballerine destinati a calcare i palchi nazionali e internazionali. L’ideazione delle coreografie è a cura delle docenti di danza Santa Boriello e Arianna Guido Rizzo, formatesi presso l’Accademia Nazionale di Danza di Roma, e coreografe di comprovata esperienza. (Il corpo di ballo è composto da: Carlotta Cardinale, Marialuisa Carlotta, Elia Colombo, Alessia Ferro, Lucinda Joy Gelmetti, Giulia Loiodice, Valentina Majocchi, Eugenia Mattei, Samuele Mazza, Erika Moscariello, Sofia Ostoni, Ilaria Sardi, Giada Scorbati, Cecilia Tarsi, Viola Turelli)
Quella di Edith è una meravigliosa storia di coraggio, determinazione e amore per la vita. Le vicende di questa giovane ballerina ci dimostrano quanto la forza dello spirito umano possa essere più forte di qualsiasi barbarie.
Sul set 21 giovanissimi studenti impegnati nella realizzazione di un lungometraggio che rappresenta non solo un'esperienza professionale, ma anche l'occasione per fare propria la responsabilità di testimoni delle vicende narrate.
"Edith" è un film che vuole fare memoria sui drammatici avvenimenti dello sterminio perpetrato dai Nazisti ai danni di 800.000 Ebrei ungheresi. La pellicola diviene così strumento per illuminare le coscienze nel ricordo di quanto è stato.
Il Teatro di Salò
Il film si avvale di una location storica d’eccezione: il Teatro Sociale di Salò, la cui storia si intreccia con le drammatiche vicende della Seconda Guerra Mondiale. Grazie al supporto delle amministrazioni locali il vecchio teatro della città, abbandonato da anni, è diventato location “simbolo” delle vicende narrate.
Gli spazi teatrali, affidati all’esperienza di un team di scenografi professionisti, si sono trasformati in baracche, carri bestiame, dormitori, campi di lavoro… Quale migliore soluzione di un teatro violentato dal passare del tempo in una città in cui, quando quel teatro riluceva di luci e spettacoli, a sedersi sulle poltroncine erano i gerarchi fascisti della Repubblica Sociale? Fu in una di quelle sale che l’allora ministro dell’interno della Rsi, Buffarini Guidi, firmò l’ordinanza di polizia numero 5 che tolse la cittadinanza italiana agli Ebrei e ne decretò l’arresto come cittadini di una “potenza straniera e nemica”.